I termini dell’olio

Fiscoli, acidità, resa… la terminologia dell’olio può essere a volte misterosa, ma si può riassumere in pochi ma importanti vocaboli.
Amaro: Si dice di un olio con un sapore caratteristico ottenuto da olive verdi particolarmente presenti in alcune varietà. Può essere più o meno gradevole secondo l’ intensità.
Dolce: Sapore gradevole dell’olio, gentile e aggraziato con pasta densa e sapore costante.
Armonico: Sensazione di perfetto equilibrio tra profumo, gusto e sensazione tattile.
Nobile: Si definisce un olio che proviene da oliveti a cultivar superiori alla norma.
Morbido: Un olio che dà una sensazione piacevole, gradevole e morbida al palato.
Gentile: Tipico di certe zone di produzione e di varietà di piante con nota aromatica lieve.
Fruttato: Aroma che ricorda l’odore e il sapore dell’oliva sana, fresca, raccolta al punto ottimale di maturazione.
Piccante: Sensazione di pizzicore avvertita su tutta la mucosa della bocca. Presente in oli prodotti da raccolta veloce.
Mosto: Miscela di acqua e olio contenuti nell’oliva.
Mole o molazze: Macine di pietra in granito.
Fiscoli: Tappeti di juta utilizzati nel metodo tradizionale che si alternano con pasta di olive che viene pressata.
Presse: La macchina che provvede a pressare la pasta di olive e l’olio fuoriesce dai fiscoli per essere raccolto all’ interno dei recipienti.
Frangitore: Prima fase della lavorazione durante la quale avviene la rottura del frutto e del nocciolo per liberare le piccole gocce d’olio.
Gramolatore: Il rimescolamento prolungato della pasta che consente l’unione delle piccole gocce d’olio.
Decanter: E’ una centrifuga orizzontale che sfruttando il diverso peso specifico dell’olio e dell’acqua permette la separazione.
Sansa: E’ il residuo della spremitura composto da nocciolo e polpa.
Resa: E’ il rapporto fra chili di olio ottenuto e olive. La resa varia da annata ad annata e da regione e regione.

Mangiare bene e sano

Ogni volta che si parla di dieta e importante sottolineare che non bisogna immaginare l’organismo come una automobile e il cibo come il carburante che fornisce energia. Il rapporto con gli alimenti è anche quello ma non solo quello: è storia, cultura, convivialità, piacere… Tutti aspetti che contribuiscono, e non poco, alla salute. Nel caso della cosiddetta dieta mediterranea, ai vantaggi descritti dagli studiosi di scienza dell’alimentazione vanno aggiunti altri fattori positivi come l’opportunità di seguire i ritmi stagionali per via della frutta e della verdura, l’uso prevalente di grassi  crudi come l’olio extravergine di oliva che di per sè è un condimento ideale per tutte le necessità; l’uso frequente del pesce, i cui grassi, come quelli dell’ olio extravergine d’oliva, sono da molti ritenuti prottetivi nei confronti della aterosclerosi… E non va dimenticato il peperoncino, molti studiosi oggi ritengono che esso prevenga l’eccessiva coagulabilità del sangue.
Ogni tipo di alimentazione si inserisce in una filosofia di vita che contribuisce al benessere e alla salute. I tempi frenetici odierni costituiscono una violazione di questa filosofia almeno per quanto riguarda la dieta mediterranea; preparare il cibo e nutrirsi richiede del tempo e della calma.
La salute è il recupero di quei tempi, di quella filosofia oltre che di quegli alimenti.
Non c’è dubbio che l’educazione sanitaria intesa come apprendimento dei comportamenti che meglio preservano la salute abbia giocato e giochi un ruolo fondamentale nella prevenzione delle malattie e dell’invecchiamento precoce. In campo alimentare ha una grande importanza combattere la tendenza  a consumare pasti noiosi e ripetitivi,  è necessario mangiare non molto ma di tutto, introducendo o re-introducendo nella dieta cibi un tempo ben noti alla nostra cultura ma oggi spesso dimenticati quali il miglio, il farro, le lenticchie, i ceci, il grano saraceno, la polenta …
E’ importante variare i modi di cucinare, le patate, ad esempio, non si consumano solo fritte o in forma di orridi chips … Una zuppa di verdure, cereali, legumi conditi con un po’ di formaggio e olio extravergine di oliva crudo è un piatto unico completo e digeribile; certo, deve cuocere a lungo a fuoco lento… ma anche la riscoperta di questi tempi, dello “slow” è importante.
Siamo tutti d’accordo sul fatto che occorra sostituire parte dei grassi saturi di origine animale con quelli insaturi di origine vegetale. Ma sceglieremo l’olio extravergine di oliva o l’olio di semi?
L’Italia è regione di olivi, è la nostra cultura a spingerci naturalmente a impiegare l’olio extravegine di oliva, che nelle sue diverse varietà si presta a moltissimi usi. Ovvio che altri paesi dove non è possibile coltivare l’olivo traggano l’olio vegetale da girasoli, arachidi e cosi via. Spesso la moda di utilizzare grassi vegetali (margarina, olio di semi…) è influenzata da abili campagne publicitarie: le industrie che producono quel tipo di grassi sono in genere più ricche e potenti dei produttori d’olio.
Insomma, l’olio di semi non è certo più leggero nè più digeribile di quello d’oliva e non esistono
dimostrazioni scientifiche convincenti che esso allunghi la vita o prevenga l’infarto più di quest’ultimo.

La prevenzione è attenzione

E ‘ vero che i bambini obesi sono in aumento? Colpa di troppo pane, burro e marmellata? Oggi ogni dieci bambini in età scolare due sono obesi e ipotecano seriamente le loro aspettative di una vita adulta normale. Grassi e zuccheri semplici vanno tenuti sempre sotto controllo. Gli zuccheri semplici (il saccarosio e il fruttosio) vengono assorbiti subito; una parte è utilizzata per secernere insulina prodotta dal pancres, un organo funzionalmente deperibile che, se sottoposto a stress eccessivo può dar luogo a malattie come il diabete. Se la cellula riceve più zuccheri di quanto sia necessario, li deposita nei tessuti adiposi. Se tutta l’attività motoria del bambino si limita a quella svolta a scuola (spesso senza neanche camminare per raggiungerla e rimanendo poi tutto il pomeriggio davanti alla televisione) il rischio di acumulare grassi è reale.
E’ sbagliato parlare di dieta ideale, ma piuttosto dell’acquisizione di corrette abitudini alimentari. Una  alimentazione può essere non corretta in due sensi: può dare un apporto calorico sufficiente ma
carenziale dal punto di vista qualitativo in quanto è sbilanciata nei suoi componenti e non garantisce magari la giusta quantità di proteine o di vitamine; oppure può essere sbilanciata quanto ad apporto calorico totale e utilizzare troppi grassi, soprattutto saturi che vengono depositati nel tessuto adiposo.
Il fabbisogno energetico del bambino è elevatissimo quando e molto piccolo, riducendosi man mano negli anni seguenti. E’ consigliabile che i bambini consumino quattro pasti al giorno. A colazione va bene latte con pane e marmellata, anche lo zucchero è importante perchè il bambino arriva da un digiuno di 10 -12 ore e ha quindi una situazione di carenza energetica. Nel pasto di metà mattina eviterei assolutamente le merendine prodotte industrialmente, primo perchè contengono troppi zuccheri e grassi, secondo perchè questi ultimi sono spesso grassi saturi a basso costo e di scarso pregio.
Nell’econonomia dei due pasti principali della giornata, è cosigliabile una cena più sostanziosa con glucidi complessi (pasta, riso, patate) per prepararsi al digiuno notturno .
Dall’anno e mezzo in poi una dieta equilibrata deve rispettare gli stessi rapporti tra i costituenti del pasto che valgono per gli adulti: proteine 10-15 %, carboidrati 55-60 %, grassi 30%. Non bisogna esagerare con le carni rosse, ma differenziare spesso, ottimo il pesce che contiene molti grassi insaturi.
Nell’età puberale il fabbisogno energetico cresce, in effetti il ragazzo in genere mangia molto, di tutto e in ogni ora della giornata. Ma è anche l’età dell’acne e dell’ingrassamento, sopratutto nelle ragazze che spesso si danno a diete dimagranti eccessive. Bisogna o no limitare i grassi?
Nell’eta puberale il consumo calorico è superiore a quello dell’adulto, sia per i meccanismi di crescita che per l’ elevata attivita ormonale. Anche in questa età i grassi svolgono una funzione importante, ma devono essere assunti con i criteri qualitativi di cui di si è detto: no agli snack industriali o alle patatine fritte, attenzione a burro e formaggi, non eccedere nel consumo di carne.
Va però notato che il consumo calorico di maschi e femmine dai nove anni in poi si differenzia, il ragazzo deve mangiare di più e, in genere nella pubertà << brucia >> tutto quello che mangia perdendo spesso peso. La ragazza, invece, spesso si << arrotonda >> in quanto il tessuto adiposo ospita degli ormoni indispensabili in questa fase. Per quanto riguarda l’ acne, nel gioco ormonale della
pubertà esistono meccanismi di secrezione sebacea abnormi, quindi è normale che abbiamo queste manifestazioni. Più l’alimentazione è qualitativamente buona e piu queste manifestazioni cutanee diminuiscono.

Olio extra vergine nel processo di crescita

L’olio d’ oliva extravergine riveste alcune funzioni specifiche nel processo di crescita.
L’acido oleico contenuto nell’olio extravergine d’oliva svolge una funzione importantissima soprattutto nella mineralizzazione delle ossa.
In generale, i grassi sono essenziali nella crescita, soprattutto per lo sviluppo del cervello. Infatti, a differenza della maggior parte dell’organismo che cresce dapprima in modo deciso, poi in modo abbasatanza costante fino alla pubertà, dove ha un altro picco, il cervello cresce per il 90% nei primi cinque anni di vita e in particolar modo nei primi due. L’olio extra vergine d’oliva ha un corretto rapporto tra acidi grassi saturi e monoinsaturi, è altamente digeribile e contiene gli acidi grassi essenziali; ha quindi le carte in regola per essere dato ai bambini sin dal 4° -5 ° mese di vita .

Un alimentazione equilibrata si riflette in generale sull’ accrescimento, in tutti i paesi occidentali a condizioni di vita migliorate fa riscontro un aumento della statura media dei bambini rispetto a quella dei loro genitori. Un problema alimentare (inteso come carenza di cibo) da noi non esiste più, esiste invece il problema opposto, cioè quello di una alimentazione sbagliata.
Alcuni genitori ritengono infatti più comodo seguire le indicazioni dell’industria alimentare e somministrano ai figli cibi con troppi zuccheri o troppi grassi, giustificandosi con il fatto che in questo modo i figli li trovano più appetibili e non fanno capricci.
Questo comportamento è sbagliato, bisogna infatti che sia molto chiaro a tutti che è nei primi anni di vita che si condiziona il metabolismo dell’individuo adulto e che le malattie dismetaboliche vanno prevenute con una corretta alimentazione già nell’infanzia.

I grassi nella dieta del bambino

L’importanza di educare i bambini a nutrirsi correttamente non sarà mai ribadita abbastanza ed è compito di genitori, medici e operatori sanitari comprendere cosa c’è di sbagliato in molte cattive abitudini alimentari odierne e << cambiare rotta >>.
Da che età è consigliabile inserire i grassi nella dieta del bambino?
I grassi sono una componente essenziale dell’alimentazione, dato che contengono gli acidi grassi essenziali che il nostro corpo non può sintetizzare da solo e sono il veicolo per l’assorbimento delle vitamine liposolubili A-D-E-K-F  e lo sono anche nell’alimentazione del bambino piccolo, da cui riceve circa il 50% delle calorie giornaliere. I grassi, in realtà, non vengono << inseriti >> nella dieta del
bambino che li assume da subito; il latte meterno, infatti, contiene almeno il 51% di acidi grassi insaturi, soprattutto di acido oleico.

Durante lo svezzamento diminuendo l’apporto di latte, e quindi anche di lipidi, nel pasto di svezzamento vanno senz’altro inseriti dei grassi. Il migliore è sicuramente l’olio di oliva extra vergine da aggiungere a crudo nelle pappine di svezzamento. Il fattore più importante è il rapporto
equilibrato tra acido linolenico e linoleico, rapporto che è ottimale nell’olio d’oliva extra vergine, molto simile in questo al latte materno.
Per i prodotti vaccini, e quindi anche per il burro, occorre aspettare fino all’anno di vita, sia perchè di difficile digeribilità, sia perchè allergizzanti .
Anche in seguito burro e panna vanno però usati con estrema parsimonia e solo crudi.

Vivere meglio

Pare ormai confermato che l’Italia sia uno dei paesi più longevi del mondo occidentale. Vivere più a lungo è senz’altro positivo a patto che sia possibile farlo in salute. Diventa perciò essenziale cercare di prevenire malattie degenerative.
Ma ciò è possibile? E, se si,come?
A parte le ovvie banalità sulla vita sedentaria, sul fumo e sullo stress, va aggiunto che un importante fattore di prevenzione dell’aterosclerosi è scegliersi genitori e nonni longevi, senza infarto nè
ictus …
E se fosse propria la dieta ricca a permettere a cosi tanta gente di invecchiare bene ? Oggi è di moda parlare di cucina povera quando si allude a cibi come zuppe, minestre, polenta, pasta con le verdure e cosi via. Basta leggere cosa realmente mangiavano i poveri ancora cinquan’anni fa per vergognarsi un po’ di quella definizione.
Tutta la nostra cucina è ricca e completa, fin troppo. Il problema non è di tornare alla cucina povera, il problema è quello di mangiare meno e in modo più corretto.
A parte i casi in cui siano cosigliate diete particolari per problemi specifici, il bambino va abituato sin da piccolo ad alimentarsi in modo variato. Sappiamo che non è facile, i bambini sono conservatori e amano le ripetizione e d’altra parte forzali a mangiare determinati alimenti può renderli definitivamente odiosi. Tuttavia, molte mamme trovano più comodo preparare sempre le stesse cose,  nulla è peggio della cosiddetta <<cucina familiare>>! Anche se si ha poco tempo a disposizione un po’ di fantasia non fa male : le verdure rifiutate se si presentano tetramente bollite all’olio e limone diventeranno appetibili magari sotto forma di crocchete o di sugo per la pasta al posto dell’ insopportabile ragù…
Il pesce spesso viene rifiutato perchè ha le spine, ma c’è modo di evitare questo inconveniente senza ricorrere obbligatoriamente ai bastoncini fritti che inducono abitudine e non somigliano neanche un pò al pesce vero e proprio, per lo meno d’aspetto. A questo proposito va sottolineato che se la presentazione del cibo non è deprimente è possibile far accettare ai bambini (e anche agli adulti) qualche variazione di più .
Quando si deve mangiare in fretta e siamo a casa, ricordiamoci che al posto della temibile maionese commerciale che raramente è fatta con olio d’oliva, assai più gustose sono le variazioni sul cosiddetto pane bagnato d’olio d’oliva extravergine crudo con pomodori, cipolla, tonno, erbe profumate, olive; un alimento completo e ben digeribile. Al bar evitare i panini zuppi di salse imprecisate, meglio una insalata condita con olio d’oliva extravergine, con formaggio o prosciutto crudo.

La dieta

Da tempo si parla di possibile influenza delle abitudini sulla formazione di certe forme tumorali. Ma si può parlare di prevenzione attraverso la modifica delle nostre abitudini alimentari?
I comportamenti alimentari giocano un ruolo di primaria importanza nel condizionare il rischio oncologico. Di fatto la causa dei tumori è quasi sempre multifattoriale, ma dieta, fumo e alterazioni genetiche costituiscono senz’altro gli elementi prioritari. Ed è proprio per questo che le corrette abitudini alimentari rappresentano un cardine della prevenzione oncologica.
Ma quale dieta è veramente protettiva e quali tipi di tumore possono essere evitati con una dieta idonea? Noi italiani siamo piuttosto fortunati perchè volendo sintetizare in una parola il modello alimentare ottimale potremmo utilizzare il termine <<dieta mediterranea>>. che prevede meno grassi di origine animale e uso preferenziale dell’olio extravergine di oliva come condimento essenziale. Certo la dieta mediterranea da sola non basta, va affiacata da una limitazione del consumo di bevande alcoliche, di cibi salati e affumicati, all’abolizione del fumo e all’aumento dell’attività fisica, tutto questo consente di prevenire molti tipi di tumore e nello stesso tempo ridurre il rischio di malattie dismetaboliche e cardiovascolari.
Crescente importanza sta assumendo il sovrappeso, poichè il tessuto adiposo rappresenterebbe una significativa sede di sintesi estrogenetica e ben noto è il ruolo che tali ormoni giocano nella dinamica cancerogena mammaria.

Aumentare gli acidi grassi monoinsaturi

Una delle domande fondamentali che ci si pone arrivati oltre la soglia dei cinquant’anni è sicuramente: sarò anch’io tra coloro che soffrono delle cosiddette <<malattie del benessere>>? Potrò fare qualcosa per evitarle? Dal quel momento in poi ci si sottopone a esami del sangue, elettrocardiogrammi, visite mediche; si parla con gli amici di <<trigliceridi >> e << colesterolo >> problemi di cui non ci si era mai occupati prima. Ma tutto ciò serve a qualcosa, oltre a renderci ipocondriaci?
Esistono, delle evidenze scientifiche che una corretta alimentazione nella vita adulta possa prevenire alcune delle malattie principali della terza età.
Tutti gli studi effettuati in proposito concordano nell’indicare nella ipercolesterolemia (aumento dei livelli di colesterolo nel sangue) uno dei fattori di rischio principali dell’arteriosclerosi.
I livelli di colesterolo plasmatico dipendono da diversi fattori più o meno noti; la dieta, tuttavia, gioca un ruolo certamente importante, è dimostrato come una dieta ricca di colesterolo plasmatico, mentre la modifica delle abitudini alimentari, vale a dire la diminuzione del consumo di prodotti di origine animale (ricchi di colesterolo e acidi grassi saturi) e l’ aumento di quello di prodotti di origine vegetale (ricchi di acidi grassi insaturi) provoca una diminuzione dei valori medi di colesterolemia e una drastica diminuzione dell’incidenza di malattie cardiovascolari.
Quale deve essere, allora, il consumo di grassi nella terza èta? Benchè negli anziani il fabbisogno calorico sia ridotto rispetto all’età giovane e adulta, in una dieta bilanciata il 30% – 35% degli alimenti assunti deve essere costituito da grassi; di questi almeno la metà dovrebbe essere rappresentata da acidi grassi mono o polinsaturi (di origine vegetale). Gli effetti negativi di una dieta troppo ricca in grassi saturi di cui si è detto in precedenza sono riscontrabili anche in età geriatrica.

Che consigli dare, dunque, agli anziani?
Chi giunge all’età della pensione in buone condizioni fisiche ha, nel nostro Paese, una aspettativa di vita di parecchi anni.
Attenersi a una dieta a più elevato contenuto di grassi di origine vegetale è certo una delle indicazioni tra le più semplici e, tutto sommato, piacevoli per vivere meglio e più a lungo .
Ricordavo prima che la vita media degli italiani è relativamente lunga anche paragonata ad altri paesi della civiltà del benessere.
Tutti sappiamo come sia complesso, e spesso controproducente, modificare le abitudini di una persona molto anziana, tanto più che gli effetti benefici di un cambiamento nella dieta si vedrebbero a distanza di anni.
Il consiglio è quindi di mantenere le abitudini acquisite nel corso della vita giovane/ adulta. Gli italiani hanno la fortuna di vivere in un Paese in cui predomina da sempre la cultura dell’olio extravergine d’oliva, per cui l’abitudine coincide spesso con le più corrette prescrizioni dietetiche.

Le regole per stare bene

1. Rivalutate la tavola come punto di incontro e anche come intervallo distensivo.
2. Date la preferenza al pane preparato con i soli ingredienti fondamentali.
3. Consumate la pasta come primo piattto: 80g pasta forniscono solo 285 calorie. Nel condirla, date la preferenza al sugo di pomodoro e all’olio extravergine di oliva. La pasta va cotta << al dente >>: in tal modo il suo valore nutritivo viene conservato e il senso di sazietà è più prolungato.
4. Utilizzate la pasta (o se volete anche il riso) come base per la preparazione di piatti di elevato valore nutritivo e grande economicità.
5. Ripescate dalla tradizione i piatti di pasta con legumi (fagioli, ceci, lenticchie ecc…) che sono un ottimo piatto unico.
6. Tra i grassi di condimento preferite l’olio extravergine di oliva: ha sapore più pieno e quindi  superiore potere di condimento ed è anche il più sicuro per le fritture.
7. Fate ricorso ai prodotti ortofrutticoli alternando quelli ricchi di vitamina A (carote, zucche, radicchio, albicocche, meloni ecc…) con quelli ricchi di vitamina C (agrumi, fragole, pomodori, peperoni, broccoletti ecc… ) cuocendoli nella minore quantità di acqua possibile.
8. Consumate pesce e in particolare pesce azzurro (sarde, alici, sgombri, tonno) che allo spiccato  gusto unisce un notevole potere nutritivo.
9. Consumate almeno 45g di fibra al giorno, sia quella contenuta nei cereali integrali,sia quella delle verdure.
10. Un bicchiere di vino durante i pasti principali, oltre che complementare il gusto, migliora il processo digestivo, stimolando la produzione di succhi gastrici.

Il metabolismo

Al termine dei processi di digestione a assorbimento ,il nostro organismo ha aquisito i nutrienti che gli servono; questo POOL METABOLICO che comprende anche le sostanze che l’organismo produce incessantemente, fornisce alle cellule il necesario per compiere le specifiche funzioni .Ogni volta che si introducono nutrienti, si << turba >> in qualche modo l’equilibrio che regna tra i vari componenti del pool metabolico (detto OMEOSTASI), equilibrio che l’organismo cerca sempre di ricostituire. L’invio alle cellule della quantità di nutrienti che è loro necessaria avviene attraverso segnali del sistema nervoso e sostanze emesse dalle ghiandole endocrine: si può paragonare questo sistema di coordinamento delle attività metaboliche dell’organismo a una regolazione del traffico attraverso segnali codificati. Se, ad esempio, il musculo è sottoposto a uno sforzo violento e di breve durata richiederà glucosio, mentre nel lavoro di lunga durata attinge energia prevalentemente dagli acidi grassi.
Quando mangiamo facciamo rifornimento di energia; quella degli alimenti però, per essere utilizzata
da tutte le cellule del nostro corpo deve essere trasformata in una molecola di ATP (adenosintrifosfato). Questa molecola è stata paragonata a << una moneta a libero corso che si
può spendere per pagare qualsiasi tipo di lavoro biologico >>, quello chimico per costruire
nuove molecole; quello meccanico, ad esempio la contrazione dei muscoli; quello di transporto, ad esempio dell’ impulso nervoso. Ogni volta che si fa lavoro biologico avviene una trasformazione energetica, con contemporanea perdita di parte di energia sotto forma di calore come nella sudorazione. Consideriamo l’ attività fisica: ovviamente, tra una passeggiata a piedi nei boschi e una gara di nuoto esistono differenze di consumo energetico notevoli, non solo quantitativo ma anche qualitativo. A seconda infatti del tipo di sport praticato, la fonte energetica e il << carburante >> utilizzato variano: a ogni contrazione muscolare, infatti, si attinge alle molecole di ATP e di fosfocreatina (CP) che vanno continuamente riformate e sintetizzate .Ciò avviene in processi aerobici e anaerobici.
Nel METABOLISMO AEROBICO l’organismo utilizza l’ossigeno atmosferico per bruciare i nutrienti: la qualita’ di energia prodotta dipende sia dalla qualita’ e quantità dei nutrienti introdotti con la dieta, sia dalla quantità di ossigeno distribuito dall’apparato respiratorio e dal sistema sanguigno; in questo caso il << carburante >> è costituito dal glicogeno che sta nei musculi e dagli acidi grassi che il sangue trasporta prelevandoli dai tessuti adiposi.
Le reazioni ANAROBICHE avvengono invece in assenza di ossigeno: l’unico carburante sono gli zuccheri, che hanno però un rendimento minore rispetto al processo aerobico e bruciando lasciano una scoria, l’acido lattico, che richiede energia per essere eliminata e il cui accumulo può causare crampi muscolari.
In tutte le attività dove l’apporto di ossigeno è regolare e sufficiente l’energia muscolare proviene dunque da processi aerobici; quando però si richiede uno sforzo intenso e brevissimo il nostro corpo attinge alle riserve di ATP e CP. A seconda del dispendio energetico e del metabolismo impiegato le ATTIVITA’ SPORTIVE vengono classificate in sei categorie. Gli sportivi dovranno quindi adeguare il fabbisogno calorico e il livello minimo di carboidrati, grassi e proteine al tipo di sforzo musculare, alla sua intensità, alla durata dell’ attività, alle condizioni climatiche esterne, al peso coporeo, alla massa adiposa, alla forma psico-fisica.